Si stanno abbozzando programmi per il 2017

150° anniversario della nascita

 

Il prof. Federico Patetta

un illustre cairese

ancora da scoprire

 

Il professor Federico Patetta, illustre quanto sconosciuto cairese, è nato nel 1867.

La Fondazione Bormioli, in vista del 150° anniversario della sua nascita, nel prossimo 2017, ha pensato di realizzare un evento per ricordare il celebre giurista cairese. In tal senso ha preso contatto con la Biblioteca Apostolica Vaticana (Bav), l’Università di Torino, il Comune di Cairo M., l’Istituto scolastico superiore cairese (che a Patetta è intitolato) nonché i familiari di Patetta, ipotizzando l’opportunità di programmare opportune e adeguate manifestazioni e facendosi promotrice dell’iniziativa culturale.

Il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università torinese in vista dell’importante scadenza ha messo in programma - di suo - per il 6 aprile 2017 l’organizzazione di un convegno, una mostra e una pubblicazione. Ma ha dato la disponibilità a collaborare alle eventuali iniziative cairesi. Anche la direzione della Bav ha dichiarato la completa disponibilità a partecipare agli eventi cairesi in onore del prof. Patetta, tanto è stimato, apprezzato e devotamente ricordato il nostro illustre concittadino.

Fra i migliori studiosi e conoscitori di Patetta si segnalano infatti autorevoli personalità: il dott. Marco Buonocore, Archivista capo e Presidente della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, nonché la prof.ssa Elisa Mongiano, Vicedirettrice del Dipartimento di Giurisprudenza di Torino, che è pure presidente della Società di storia, arte archeologia delle province di Alessandria e Asti.

Molti cairesi di una certa età ricordano che nel 1952 era stata intitolata una lapide sulla casa natale di F. Patetta con solenne cerimonia alla quale avevano partecipato importantissimi personalità, quali Arturo Carlo Jemolo e nientemeno del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

 

Federico Patetta era figlio dell’avvocato cairese Giovanni Ferdinando e di Eugenia Airaldi (di Spigno M.). Animato da una grande passione per lo studio, a vent’anni era già laureato in legge (a Torino). E dopo aver insegnato, studiato e pubblicato per tutta la vita, si è ritirato nella quiete della sua dimora cairese, il palazzo Scarampi in piazza Savonarola, per poter studiare approfonditamente i codici, pergamene e manoscritti raccolti con passione e competenza in una vita di ricerche.

Ingegno elevatissimo, studioso poliedrico e fecondo, personalità insigne quanto umile e modesta, Patetta è noto ed ammirato in ambienti giuridici e accademici, per il notevole apporto di studi che ha dato con la sua fertile opera e attività.

I suoi interessi andavano dalla storia del diritto alle diverse scienze giuridiche, dalle fonti del diritto italiano al diritto romano alle leggi ecclesiastiche, dalla storia antica a quella risorgimentale, dall’etnografia alla letteratura, dalla filologia alla storia dell’arte e all’archeologia. Ne fanno fede i titoli della sua produzione bibliografica, che conta circa 150 titoli.

Il suo libro più noto - anche se riservato agli specialisti - è il corposo trattato di 500 pagine, pubblicato quando aveva soltanto 22 anni, dal titolo “Le ordalie. Studio di storia del diritto e scienza del diritto comparato”, un saggio che studiosi di tutto il mondo ritengono fondamentale, completo e mai eguagliato.

A soli 25 anni fu nominato docente di diritto italiano all’università di Macerata; quindi insegnò negli atenei di Modena, Siena, Torino (qui per venticinque anni, e qui fu preside della Facoltà di Giurisprudenza dal 1925 al 1933) e poi all’università di Roma.

Nominato Accademico dei Lincei, Patetta nel ’33, fu pure nominato membro della classe di scienze morali e storiche della Reale Accademia d’Italia.

Come scrive la prof.ssa Mongiano sul “Dizionario Biografico degli Italiani”, Patetta “morì improvvisamente, alla stazione ferroviaria di Alessandria, in occasione di un viaggio, il 28 ottobre 1945.

Lasciò una preziosa biblioteca ricca di circa 30.000 volumi, fra i quali incunaboli e cinquecentine, e un’altrettanto cospicua collezione di manoscritti, entrambe conservate a Cairo Montenotte, nel palazzo Scarampi, di proprietà di Patetta e sua principale residenza. Del destino della collezione aveva disposto Patetta stesso che, nel testamento olografo redatto a Roma il 6 maggio 1935, aveva legato ‘alla Biblioteca Apostolica Vaticana in Roma tutti i codici manoscritti, autografi, pergamene, documenti’ di sua proprietà, ‘coll’obbligo di ritirarli entro quattro mesi dal giorno in cui sarà data alla Biblioteca stessa comunicazione’ del testamento. Nulla, invece, avendo il testatore previsto riguardo alla destinazione della sua raccolta bibliografica, questa pervenne alle eredi istituite - le nipoti, figlie del defunto fratello Giovanni, essendo egli celibe e non avendo discendenti diretti - che ne proposero l’acquisto all’Università di Torino.

 

In tali sedi istituzionali sono oggi conservate e consultabili tanto la collezione di manoscritti e documenti (Bav, Fondo Patetta) quanto la biblioteca (Università degli Studi di Torino, Biblioteca Federico Patetta), i cui volumi sono spesso impreziositi da annotazioni, precisazioni e aggiunte di pugno di Patetta stesso.”